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BIBLIOTECHE CIVICHE TORINESI


MANOSCRITTI

Mostro marino tratto dall'album di disegni di Giacomo Pregliasco

I manoscritti della Biblioteca civica Centrale di Torino appartengono a due diverse raccolte. La prima, creata dalla Biblioteca attraverso doni o acquisti, annovera 655 documenti di provenienza e natura molto disparata, redatti in un arco di tempo che va dal XV al XX secolo, non di rado con caratteristiche e provenienza archivistiche. Particolarmente interessante è il fondo che raccoglie in 75 volumi (Ms. 461-535) i quaderni di appunti dello scienziato Amedeo Avogadro (1776-1856) e il manoscritto Missione in prattica (Ms. 457) del padre cappuccino Bernardino Ignazio da Vezza d'Asti, ora Vezza d'Alba (1702-1757). La seconda raccolta, messa insieme dal canonico torinese Antonio Bosio (1811-1880), offre con i suoi 362 documenti un quadro sia dei molteplici interessi che ne guidavano le ricerche di storia locale, sia delle modalità di conduzione delle medesime, come ben illustrano il manoscritto Iscrizioni torinesi (Ms. B. 2) e l'album con i disegni di Giuseppe Battista Piacenza (1735-1818) e Carlo Randoni (morto nel 1831) per il Palazzo Reale di Torino (Ms. B. 145).


EDIZIONI ANTICHE

Incunaboli, cinquecentine e testi a stampa fino al 1830

Incunaboli

Capolettera miniato

La Biblioteca civica Centrale conserva 67 incunaboli, stampati tra il 1468 e il 1500. Di essi, 39 sono stati impressi a Venezia, 6 a Milano, 4 a Strasburgo, 3 a Bologna e altrettanti a Brescia, 2 rispettivamente a Firenze, Norimberga, Roma e Torino, 1 a Chivasso, Lione, Mantova e Treviso. Sono rappresentati i più disparati argomenti: testi sacri, teologici ed esegetici, opere delle letterature greca, latina e italiana, trattati di astronomia e medicina.

Cinquecentine

Particolare della Carta delle Indie orientali

Sono conservati oltre 1600 volumi risalenti al XVI secolo, perlopiù impressi in Italia ma provenienti anche dalla Francia, dalla Germania, dalla Svizzera e, in misura inferiore, da altri Paesi europei. Questi volumi sono entrati a far parte del patrimonio documentario delle Biblioteche civiche torinesi in tempi differenti: alcuni provengono dalla dotazione libraria originaria (per la maggioranza in seguito alla soppressione degli ordini religiosi), altri da doni di famiglie torinesi (quali gli Alfieri di Sostegno e i Ricardi di Netro), altri infine dalle acquisizioni sul mercato antiquario compiute nel corso della storia della Biblioteca. È in corso la loro catalogazione nel Servizio Bibliotecario Nazionale. Inoltre la Biblioteca civica Centrale partecipa (con il codice TO0240) al Censimento delle edizioni italiane del XVI secolo EDIT16, che ha lo scopo di documentare la produzione italiana a stampa del XVI secolo e di effettuare una ricognizione del patrimonio posseduto a livello nazionale.
Cerca le Cinquecentine della Biblioteca civica Centrale nel catalogo

Raccolta bodoniana

Frontespizio del Padre Nostro

Di famiglia tradizionalmente dedita all'arte della stampa, Giambattista Bodoni (Saluzzo, 1740 - Parma, 1813) ne apprese i segreti presso l'officina paterna a Saluzzo, perfezionandosi dapprima a Torino, quindi a Roma. Presso la stamperia pontificia si affinò nell'arte di incidere i punzoni e di fondere i caratteri. Nel 1768 si trasferì a Parma su invito del duca Ferdinando di Borbone per dirigervi la stamperia palatina, nel 1791 ottenne il permesso di aprire, sempre in Parma, una sua stamperia privata. La sua opera fu apprezzata dai contemporanei e dalla critica moderna è considerato il più genuino interprete dello stile grafico dell'epoca neoclassica, insieme sobrio e armonioso. La sua produzione tipografica fu di gusto "aristocratico": Je ne veux que de magnifique et je ne travaille pour le volgaire des lecteurs. L'invenzione dei caratteri che portano il suo nome (che influenzarono tutta l'arte dell'incisione successiva) gli procurò vastissima fama. Il suo testamento artistico è compendiato dai due manuali tipografici editi nel 1788 il primo e nel 1818 (postumo) il secondo.
La collezione in possesso della Biblioteca civica Centrale, acquistata dal Municipio di Torino nel 1859 presso il signor Federico Pezzi (titolare di una libreria in via Po) al prezzo di 10.000 lire, fu provvisoriamente collocata nel Museo civico in attesa della costituzione di una biblioteca cittadina. Il trasferimento avvenne nel 1876 dopo la creazione, nel 1869, di una Biblioteca civica presso il Palazzo municipale. La raccolta comprende quasi tutte le opere indicate da De Lama nella sua importante opera Vita del cav. G. B. Bodoni e catalogo cronologico delle sue edizioni (Parma, Stamperia Ducale, 1816) e ammonta a 1070 entità bibliografiche (volumi, opuscoli, fogli volanti).
Presentazione video (7'51")


FONDI PERSONALI

Fondo Amedeo Avogadro di Quaregna (Torino, 1776 - ivi, 1856)

Ritratto di Amedeo Avogadro

Benché la tradizione familiare lo avesse indirizzato alla professione di avvocato che pure esercitò per qualche tempo, gli interessi di Amedeo Avogadro erano tutti orientati verso le scienze fisiche e matematiche. Grazie agli studi da lui compiuti privatamente in questi campi, poté esercitarne l'insegnamento nei collegi di Torino e Vercelli.
Nel 1803 presentò la sua prima memoria all'Accademia delle scienze di Torino. La "Legge" sui gas, che da lui prese il nome e che lo fece conoscere e apprezzare dalla comunità scientifica internazionale, venne pubblicata nel 1811. Membro dell'Accademia delle scienze dal 1819, dal 1820 al 1850 ricoprì la cattedra di Fisica sublime (matematica) presso l'Università di Torino (ad eccezione del periodo 1823-1833 durante il quale l'insegnamento fu sospeso in seguito ai moti del 1821).
I manoscritti di Avogadro pervennero alla Biblioteca civica di Torino insieme agli autografi del Fondo Cossilla. Nel 1911, in occasione del centenario della "Legge di Avogadro", vennero separati per essere ordinati, rilegati e collocati a parte. I 75 volumi che risultarono da queste operazioni hanno ora la collocazione Ms. 461-535. Divisi per materie essi raccolgono prevalentemente sunti di memorie scientifiche altrui e i relativi commenti. Particolarmente significativo è il secondo volume (Ms. 462) che raccoglie le memorie dello stesso Avogadro pubblicate nel 1811, 1814 e 1821.
La microfilmatura del fondo è avvenuta in due fasi, l'ultima delle quali si è conclusa nel 1996.

Fondo Domenico Berti (Cumiana [TO], 1820 - Roma, 1897)

Ritratto di Domenico Berti

Pedagogista, scrittore, uomo politico, docente universitario. Laureatosi a Torino in filosofia e filologia, collaborò con diversi periodici e contemporaneamente diresse e promosse varie iniziative a carattere educativo in Torino e nel Piemonte. Dal 1849 ricoprì la cattedra di Filosofia morale all'Università di Torino. Fu ministro della Pubblica istruzione dal 1865 al 1867. Dal 1872 divenne ordinario di Storia della filosofia e preside della Facoltà di Lettere dell'Università di Roma, dove morì nel 1897.
Il fondo archivistico (composto da un unico mazzo, comprendente documentazione dal 1840 al 1897) è stato recentemente acquistato sul mercato antiquario ed è costituito in parte da carte di lavoro e in parte da corrispondenza.

Fondo Antonio Bosio (Padova, 1811 - Torino, 1880)

Particolare di disegno di paesaggio dall'album di Cesare della Chiesa

Canonico, teologo, cavaliere mauriziano, storico, cofondatore del Collegio degli Artigianelli di Torino. Gli interessi di Antonio Bosio come storico riguardarono prevalentemente la storia artistico-religiosa, l'epigrafia e le genealogie piemontesi. Alla sua morte, parte della biblioteca e le carte pervennero per lascito testamentario al Collegio degli Artigianelli di Torino. Il suo fondo, costituito dalla biblioteca, dalla raccolta di manoscritti e dall'archivio personale (materiale di studio e carteggio), è pervenuto in deposito presso la Biblioteca civica nel 1930 ed è così suddiviso:

  • Biblioteca: collocazioni dal 68.A.1 al 79.G.59
  • Documenti manoscritti: 362 unità
  • Archivio, ripartito a sua volta in:
    • Paesi: 68 mazzi
    • Famiglie e carteggio: 107 mazzi
    • Varie: 11 mazzi

Tra le carte della sezione Archivio/Paesi riveste particolare interesse la documentazione riguardante Torino e Chieri.
Nel 1997 la sezione "Libri manoscritti" è stata interamente microfilmata.

Fondo Giovanni Faldella (Saluggia [VC], 1846 - ivi, 1928)

Lettera di Giuseppe Zanardelli a Giovanni Faldella

Avvocato, amministratore, uomo politico, giornalista, scrittore, definito da Gianfranco Contini il narratore "più solido" della Scapigliatura piemontese, fu scrittore prolifico ed eclettico. Alternò a una vivace attività di cronista politico e di costume un'abbondante produzione storica e divulgativa. La critica moderna lo ha valutato soprattutto per i racconti e i romanzi, caratterizzati da originali scelte stilistiche. Per volontà testamentaria dello stesso Faldella, una parte delle sue carte pervenne alla Biblioteca civica di Torino nel 1929. Esse sono così ripartite:

  • Manoscritti: 310 unità suddivise in 25 mazzi
  • Corrispondenza: 22 mazzi (l'ultimo dei quali relativo alla corrispondenza di Rosetta Faldella)
  • "Diari" 1886-1909: 69 quaderni
  • "Archivio": 4 registri rilegati più
  • 1 mazzo contenente 21 tra quaderni e taccuini

Nel 1998 l'intero fondo è stato microfilmato.

Fondo Vincenzo Gioberti (Torino, 1801 - Parigi, 1852)

Tabacchiera appartenuta a Vincenzo Gioberti

Di ingegno brillante, fu indirizzato dalla madre alla carriera ecclesiastica e nel 1823 si laureò in teologia. Nominato teologo di corte, dovette tuttavia abbandonare la carica nel 1833 per l'ostilità dei Gesuiti che lo accusavano di liberalismo. Lo stesso anno venne arrestato con l'accusa di cospirazione mazziniana e dovette lasciare il Piemonte per recarsi in esilio dapprima a Parigi e poi a Bruxelles, dove nel 1843 pubblicò la sua opera più famosa: Il primato civile e morale degli Italiani, manifesto del pensiero federalista neoguelfo. L'elezione al soglio di Pio IX (che sembrò rendere possibili le sue aspirazioni politiche), unitamente al mutato clima politico di Torino ne favorirono, nel 1848, il ritorno in patria. Il biennio 1848-1849 lo vide fortemente impegnato, malgrado la salute cagionevole, come uomo politico e come polemista. Fu infatti deputato, ministro, presidente del Consiglio e ambasciatore. La sconfiitta militare del Piemonte e il fallimento politico della soluzione federalista dell'indipendenza italiana lo indussero a un polemico autoesilio a Parigi dove morì nel 1852.
La raccolta, comprendente numerosi manoscritti autografi e parte della biblioteca personale (consistente, quest'ultima, in 1033 volumi e 263 opuscoli) fu donata nel 1903 alla Biblioteca civica dalla signora Vincenza Lamarchia Gioberti, ultima erede dello statista. Soltanto nel 1912 fu ultimata la sistemazione dei manoscritti (autografi di opere edite e inedite, spogli di opere diverse, appunti, osservazioni) riuniti in 54 volumi e descritti in un indice sommario a stampa e in un catalogo analitico. Nel 1916 la donazione si accrebbe con il lascito dei carteggi, in gran parte pubblicati in un accurato catalogo a cura di Gustavo Balsamo Crivelli.

Fondo Carlo Ignazio Giulio (Torino, 1803 - ivi, 1859)

Lettera di Enrichetta Mathis Ghislieri a Carlo Ignazio Giulio

La famiglia Giulio, di origini canavesane, ebbe come primo esponente di spicco Carlo Stefano (1757-1815), medico, scienziato, uomo politico e prefetto della Sesia in epoca napoleonica. Suo figlio Carlo Ignazio si laureò precocemente in ingegneria e a 25 anni ricoprì la cattedra di Meccanica razionale presso l'Università di Torino. Oltre che nella ricerca e nell'insegnamento, egli fu attivo in iniziative filantropiche e si adoperò nel promuovere l'istruzione professionale. Nel 1848 fu nominato senatore e in questa veste si occupò con competenza di questioni economiche sia nei dibattiti, sia all'interno di varie commissioni.
La Biblioteca civica Centrale di Torino ha recentemente acquistato sul mercato antiquario corrispondenza e carte di lavoro appartenute a Giulio, materiale attualmente raccolto in un unico faldone. Tra la corrispondenza conservata si segnala il fascicolo relativo alla Società delle Scuole infantili di Torino, istituzione a carattere fortemente progressista di cui Giulio fu presidente e segretario.

Fondo Francesco Antonio Nicola Morelli di Aramengo (Torino, 1761 - ivi, 1841)

Componimento poetico autografo in onore di Teresa Filangeri, principessa di Satriano

Di nobile famiglia di origine astigiana, fu avvocato e funzionario pubblico. Durante il periodo francese, se non proprio perseguitato, come volle far credere Nicola Gabiani, suo biografo, fu tuttavia tenuto in disparte dalla vita pubblica. Con l'avvento della Restaurazione ricoprì incarichi nell'amministrazione statale, tra cui quello di intendente a Mondovì e a Vercelli.
La sua produzione letteraria si concentrò soprattutto nella poesia d'occasione e in opere teatrali. Fu molto legato alla città di Asti dove possedeva un "palazzo" e che difese dalle critiche di Denina che ne denunciava la povertà culturale. Le carte di Morelli giunsero alla Biblioteca civica come dono dell'avvocato Ernesto Pasquali (1844-1917) secondo quanto indicato sui faldoni originali, ma non è nota la data precisa.
Il fondo, comprendente due faldoni, è ripartito in Opere autografe e Opere a stampa.

Fondo Elisa Ricci (Mantova, 1858 - Torino, 1945)

Ex libris di Elisa Ricci

Elisa Guastalla nacque a Mantova il 17 marzo 1858. Trasferitasi a Milano dopo la morte del primo marito Alberto Errera, Elisa frequentò, oltre a Neera, Ada Negri, Bianca Belinzaghi, i Treves, i Cantoni... Qui incontrò Corrado Ricci, che sposerà in seconde nozze il 14 marzo 1900.
Stretta e valida collaboratrice del marito, nominato direttore generale delle Belle Arti e poi senatore del Regno, Elisa si ritagliò uno spazio tutto suo nel campo delle arti applicate, che studiò e di cui scrisse con rigore storico. Gli argomenti trattati furono di vario genere, anche se l'autrice è nota soprattutto per i suoi libri su ricami e merletti.
Dopo la morte del marito nel 1934, Elisa si trasferì presso la sorella Lidia a Torino in via Garibaldi 59. Le finestre davano su piazza Statuto e subito dietro l'angolo c'erano corso Palestro e la Biblioteca civica, all'epoca ancora ubicata nel vecchio edificio del Ministero della Marina, poi distrutto dai bombardamenti dell'agosto 1943. Forse fu proprio questa vicinanza e la speranza di preservare i suoi libri dalle nefaste conseguenze che l'emanazione delle leggi razziali avrebbe avuto su ogni forma di patrimonio per lei, ebrea, a suggerirle l'idea di donare una parte dei propri volumi alla Biblioteca Civica. Nel dicembre del 1943, per sfuggire alle persecuzioni del fascismo, si rifugiò a Villa Cristina, il "manicomio privato" in Strada delle Vallette, dove rimase fino alla morte, avvenuta l'8 settembre 1945. Sepolta nel cimitero monumentale di Torino riposa ora, senza nome, in un ossario comune.
Il fondo è stato ricostruito e si compone di due parti: i volumi da lei posseduti e in parte da lei stessa scritti, ora catalogati e raccolti in una bibliografia, e i cataloghi di moda da lei collezionati, conservati presso la Biblioteca civica Centrale, ora interamente digitalizzati e consultabili in rete. Sono consultabili anche la presentazione (in .pdf - 50 Mb) della mostra realizzata presso la Biblioteca civica Centrale (17 dicembre 2008 - 10 gennaio 2009) e le schede informative relative alle case di moda i cui cataloghi fanno parte del fondo.

Fondo Ercole Ricotti (Voghera [PV], 1816 - Torino, 1883)

Re Carlo Alberto conferisce la carica di luogotenente del genio a Ercole Ricotti

Ingegnere, storico, rettore dell'Università di Torino, deputato, senatore, nacque a Voghera il 14 ottobre 1816. Studiò matematica all'Università di Torino con Plana, Bidone e Giulio e si laureò in ingegneria idraulica nel 1836.
Intraprese quindi la carriera militare, che lasciò con il grado di maggiore del Genio, e contestualmente iniziò a interessarsi agli studi storici, abbandonando progressivamente quelli tecnico-scientifici. Punto di svolta fu un concorso bandito dall'Accademia delle scienze di Torino che Ricotti vinse con un'opera sulle compagnie di ventura (pubblicata nel 1840).
Nel 1846 Carlo Alberto istituì nella Regia Università di Torino la cattedra di Storia militare (insegnamento che si trasformò in seguito nella cattedra di Storia moderna) nominando Ricotti docente, ruolo che ricoprì per trent'anni. Fu anche rettore dal 1862 al 1865 e, dal 1859 al 1866, membro del Consiglio superiore di Pubblica istruzione.
Eletto deputato di Voghera e di Ventimiglia nella prima e nella quarta legislatura, fu nominato senatore nel 1862. Morì a Torino il 24 febbraio 1883. Nel 1925, un pronipote, l'ingegner Carlo Ricotti, donò alla Biblioteca civica le carte del prozio.
Il fondo (comprendente documentazione dal 1836 al 1887) è composto da 12 faldoni e contiene prevalentemente attestati, certificati, carte di lavoro, minute di opere e di discorsi.

Fondo Luigi Rocca (Torino, 1812 - Biella, 1888)

Lettera di Francesco Gonin a Luigi Rocca

Luigi Rocca nacque a Torino il 17 giugno 1812 dall'avvocato Carlo Rocca (Torino 1770-1831) e da Marianna Boron. La famiglia Rocca era originaria di Neive (CN) dove possedeva una casa e terreni.
Nel 1833 si laureò precocemente in giurisprudenza ma non esercitò la professione di avvocato, essendo attratto dalle lettere e dalle arti figurative. Frequentò il circolo letterario del canonico Clemente Pino, dove ebbe modo di conoscere la gioventù colta del suo tempo.
Iniziò la carriera di giornalista dirigendo dal 1836 la strenna annuale letteraria Una speranza. Negli anni successivi intensificò le collaborazioni con periodici piemontesi e italiani; diresse tra gli altri la rivista L'Arte moderna (1869-1874). Come amministratore pubblico fu attivo ad Alba, Cuneo, Neive, Torino. Nel 1844 fu eletto deputato.
Collaborò con enti assistenziali ed educativi tra cui il Regio Ricovero di mendicità e la Società delle scuole infantili di Torino. Appassionato d'arte, legò il proprio nome alla Società promotrice delle belle arti di Torino, di cui fu tra i fondatori e alla quale si dedicò per 44 anni, dapprima come segretario, in seguito come vice-presidente. Fu anche tra i fondatori del Circolo degli artisti. Ebbe incarichi di responsabilità nelle esposizioni nazionali del 1880 e del 1884.
Il fondo documentario, costituito quasi esclusivamente da carteggio suddiviso in 4 faldoni, è stato acquisito nel 1998 e copre un arco temporale compreso tra il 1812 e il 1897 (alcuni documenti sono successivi alla sua morte).
Nel 2000 l'intero fondo è stato microfilmato.


FONDI ARCHIVISTICI

Fondo Birago di Vische (Archivio familiare, sec. XI-1882)

Investitura concessa dal marchese Bonifacio di Monferrato a Oddone di Montafia

La famiglia Birago, nativa di Birago (Monza) ebbe feudi in Lombardia, Piemonte, Francia. Nel 1558 Laura, ultima erede dei conti di San Martino, portò la signoria di Vische, Candia e altri feudi canavesi in dote al marito Carlo Birago del ramo di Torino. I loro discendenti furono signori anche di Borgaro Torinese, Villarboito, Monformoso, Dronero, Ottobiano e altre località piemontesi.
Il ramo si estinse nella persona di Carlo Emanuele, morto nel 1895. L'inventario delle carte dell' Archivio Birago è stato pubblicato nell'VIII volume dell'Inventario degli atti dell'Archivio comunale della Città di Torino.


MATERIALE FOTOGRAFICO

Fotografia di Guido Rey, raffigurante la sua casa a Breuil

La collezione comprende circa 60 raccoglitori ripartiti tra album fotografici e buste. Tra il materiale, piuttosto eterogeneo, si segnalano per gli studi locali le raccolte che illustrano particolari momenti delle esposizioni nazionali del 1884, 1902 e del 1911.
Vi sono poi le vedute alpine di fotografi-alpinisti quali Mario Gabinio (1871-1938), Guido Rey (1861-1935) e Vittorio Sella (1859-1943). Particolarmente significativo è inoltre l'album di vedute di Torino databili tra il 1866 e il 1867 di Giacomo Brogi (1822-1881).


MATERIALE CARTOGRAFICO

Particolare di carta raffigurante l'assedio di Torino del 1640

La raccolta è suddivisa in "cartografico antico" e "cartografico moderno" (quest'ultima sezione relativa al XX secolo).
Per la parte antica, si conservano oltre 400 esemplari tra carte geografiche e topografiche, di cui 75 relative alla città di Torino (datate tra il 1640 e il 1892) e 40 (comprese tra il 1626 e il 1859) riguardanti gli antichi Stati sabaudi.
Al fine di valorizzare maggiormente tale fondo, nel 2012 si è proceduto alla digitalizzazione di una scelta di documenti, corredati da brevi schede illustranti l’opera di appartenenza, la tecnica di produzione, il formato, il soggetto, la segnatura di collocazione, e di metterli a disposizione degli utenti di MuseoTorino.


CARTEGGI

Fondo Carlo Matteo e Luigi Capelli

Ritratto di Carlo Matteo Capelli

Carlo Matteo (Scarnafigi [CN], 1765 - Pontebba [UD], 1831): medico, docente universitario, amministratore.
Luigi (Savigliano [CN], 1802 - Collegno [TO], 1875): ingegnere, generale del Genio militare.
Nel clima politico seguito alla caduta della monarchia nel 1798, il medico Carlo Matteo Capelli va annoverato tra gli esponenti delle professioni liberali che collaborarono attivamente con gli occupanti francesi del Piemonte. Affiliato alla massoneria, ricoprì diversi incarichi sia come medico, sia come amministratore (fu sottoprefetto di Savigliano dal 1801 al 1809). Nel 1811 divenne professore aggiunto, nel 1814 ordinario di Anatomia comparata all'Università di Torino, nel 1817 passò alla cattedra di Botanica. Morì di colera al ritorno da un viaggio in Germania.
Il figlio Luigi si laureò in ingegneria per poi intraprendere la carriera militare che terminò con il grado di tenente generale del Genio.
Nel testamento legò la propria biblioteca, ricca di 2263 volumi, al Municipio di Torino che nel 1876 la collocò presso la Biblioteca civica.
Il fondo Carlo Matteo e Luigi Capelli, pervenuto verosimilmente insieme alle opere librarie, contiene i carteggi dei due personaggi.
Consistenza del fondo:

  • Mazzi I-II: corrispondenza di Carlo Matteo Capelli
  • Mazzi III-IV: corrispondenza di Luigi Capelli

Oltre alla sezione a stampa, il legato Capelli comprende anche una sezione manoscritta, all'interno della quale sono rilevanti le miscellanee che riflettono in gran parte le attività di Carlo Matteo durante l'occupazione francese. In particolare, interessanti le opere relative alla loggia massonica “La Réunion” di Savigliano, fondata appunto da Carlo Matteo (Ms. 145) e al brigantaggio nelle Langhe negli anni 1798-1808 (Ms. 158).


RACCOLTE DI AUTOGRAFI

Fondo Luigi Nomis di Cossilla (Genova, 1793 - Torino, 1859)

Particolare di lettera autografa di Johann Wolfgang von Goethe

La collezione di autografi di personaggi illustri appartenente al conte Luigi, conservatore dei Regi Archivi di Corte, fu legata in eredità al Comune di Torino nel 1876 dal figlio Augusto (S. Benigno Canavese [TO], 1815 - Chiavari [GE], 1881), sindaco di Torino dal 1860 al 1861.
La raccolta, comprendente circa undicimila lettere, fu conservata dapprima presso il Museo civico e trasferita in Biblioteca civica soltanto nel 1892. Corredata di un catalogo alfabetico, in alcuni casi annovera, unitamente agli autografi, anche i ritratti dei singoli personaggi. Tra questi ricordiamo numerosi protagonisti del Risorgimento, papi, cardinali, principi di casa Savoia e di numerose case regnanti europee.
Nel 1996-1997 l'intero fondo è stato microfilmato.

Fondo David Henry Prior (Coussonay [Svizzera], 1862 - Varese, 1934)

Lettera autografa di Gioacchino Rossini ad Angelo Mignani

Collezionista e bibliofilo. La sua raccolta di autografi, acquistata dal Comune di Torino negli anni 1934-1935, è ricca di oltre 5000 unità e annovera, tra i tanti personaggi (uomini politici, militari, scienziati, artisti italiani e stranieri) numerosi attori e cantanti del XIX secolo. Nel 1998-1999 l'intero fondo è stato microfilmato.

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Ultimo aggiornamento: 20/02/2020

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