In occasione del 150˚ anniversario dell'Unità d'Italia è parso opportuno presentare sul sito delle Biblioteche civiche torinesi le 344 lettere conservate presso la Biblioteca civica Centrale: vennero tutte scritte a Torino dal conte Opprandino Arrivabene e da lui inviate, tra il 26 dicembre 1855 e il 23 maggio 1862, all'amico Filippo Ala Ponzoni, a Genova e a Parigi. Non si tratta di una vera e propria edizione; è piuttosto un invito, redatto peraltro con grande attenzione ai documenti, a studî più approfonditi sulle figure dei due corrispondenti, attori, seppur non protagonisti, certo non irrilevanti delle vicende risorgimentali. Auspicio particolare è che la raccolta torinese possa costituire polo di attrazione di altra documentazione, quasi sicuramente presente in raccolte pubbliche e private o sul mercato antiquariale, permettendo alle celebrazioni di assumere nuove risonanze.
Delle 344 lettere presentate, le 284 scritte tra il 26 dicembre 1855 e il 23 dicembre 1858 sono state acquistate sul mercato antiquario dal settore Sistema bibliotecario urbano della Città di Torino nel 2005. Le restanti 46, redatte tra il 14 marzo 1859 e il 23 maggio 1862, appartengono al nucleo di autografi compreso nella cospicua collezione, soprattutto libraria, messa assieme nel corso della propria vita dal collezionista Giovanni Marianetti (Pisa 1924 - Torino 2006); questo nucleo, per volontà delle sue figlie e attuali proprietarie del fondo, Sandra e Daniela, è depositato in comodato gratuito presso la Biblioteca civica Centrale.
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Nota per la consultazione: per motivi tecnici la consultazione on-line delle lettere è sospesa. È comunque possibile la consultazione del fondo cartaceo presso la Sezione Manoscritti e rari della Biblioteca civica Centrale.
Poche saranno le persone alle quali il nome di Opprandino Arrivabene susciterà qualche ricordo. Tra queste sicuramente prevarranno studiosi o cultori dell'opera lirica, in particolare di Giuseppe Verdi. Arrivabene fu suo sostenitore fin dagli esordi e l'amico di un'intera vita: testimonianza di questo ne sono le lettere che il compositore gli inviò tra il 1861 e il 1886, pubblicate nel 1931, e ampiamente citate negli studi sul Maestro di Busseto e nei programmi di sala.
Il conte Opprandino Arrivabene merita però di essere ricordato anche per la lunga attività svolta in appoggio agli ideali risorgimentali, ideali in cui si riconobbero anche molti altri componenti della sua famiglia. In assenza di uno studio monografico sulla sua figura, le notizie che lo riguardano sono piuttosto scarse e trovano il loro fondamento più sicuro nei necrologi apparsi su diversi quotidiani in occasione della sua morte. Nato nel 1807 a Mantova, vi fu arrestato perché coinvolto nei moti liberali del 1820 e nel 1830 la lasciò per trasferirsi a Milano. Iniziò fin da allora, accanto a un'attività letteraria intensa e mai abbandonata, a svolgervi il mestiere del giornalista, collaborando a diverse testate. Nel 1839 si trasferì a Napoli, al seguito di un altro nobile lombardo, il marchese Filippo Ala Ponzoni, anch'egli votato alla causa risorgimentale. Da Napoli, nel 1848, passò poi a Genova, sempre al seguito di Ala Ponzoni, e infine giunse a Torino. Qui, dopo aver scritto per diverse testate, tra le quali si segnalano la "Concordia" di Lorenzo Valerio, esponente della sinistra liberale, e il "Risorgimento" di Cavour, iniziò la collaborazione al quotidiano l'"Opinione" che durerà sino alla morte, avvenuta a Roma, dove si era trasferito per seguire la redazione del medesimo quotidiano, il 2 gennaio del 1887. Dal gennaio al giugno 1856 fu direttore, sempre nell'ambito dell'"Opinione", del quotidiano "La staffetta". La sua posizione politica fu sempre quella di un liberale moderato, allineato alle scelte di Cavour, come ben documenta la lettura delle sue lettere.
Morì a Roma il 2 gennaio 1887, costituendo suo erede universale il cugino Silvio Arrivabene Valenti Gonzaga.
Attraverso le sue lettere egli delinea, con vena facile e non priva di ironia ed umorismo, un quadro della vita politica, culturale e sociale della Torino di quegli anni. Opprandino — così si firma in tutte le lettere — al Caro Ala — così inizia la maggior parte dei suoi messaggi quasi sempre contenuti in una sola pagina — riferisce almeno due volte a settimana quanto il marchese non avrebbe potuto trovare nelle diverse testate da entrambi lette e commentate: "ché le mie lettere debbono essere complemento, non ripetizione dei giornali che leggi" scrive il 20 ottobre 1857, lettera n. 219. Per tutto il soggiorno torinese risiedette presso l'Hotel Trombetta - talvolta chiamato Pensione Trombetta - in via Roma; qui egli scrisse le sue lettere ed incontrò molti personaggi, dall'amico Terenzio Mamiani ai molti personaggi noti e meno noti che in quegli anni da diverse regioni d'Italia e dall'estero passavano per Torino.
Filippo Ala Ponzoni* appartenente a una nobile e ricca famiglia di Cremona, nacque a Milano il 14 settembre 1805. Lasciò questa città, assieme a Opprandino Arrivabene, per Napoli nel 1839. Personaggio inquieto, ebbe due interessi predominanti: l'arte e la lotta per l'unificazione dell'Italia. La sua figura di collezionista, con particolare riguardo al periodo genovese, è approfondita nello studio Un mecenate lombardo nella Genova di metà Ottocento: Filippo Ala Ponzone di Caterina Olcese Spingardi. La medesima fonte accenna più volte al sodalizio con Opprandino Arrivabene e ci informa che Ala Ponzoni ebbe a Napoli tre figlie naturali, da lui poi riconosciute a Genova nel 1858; negli anni in cui si collocano le lettere esse vivevano come pensionate nell'istituto denominato delle Peschiere, le cui vicende gestionali vengono più volte richiamate.
Non è stata conservata nessuna delle lettere da lui inviate all'amico allora residente a Torino: va detto, peraltro, che devono essere state davvero rare, viste le rampogne rivolte da Arrivabene all'amico per la sua difficoltà a prendere la penna, fino a definirlo "nemico dei fenici".
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Oggi il cognome della famiglia è quasi sempre riportato nella forma "Ala Ponzone". In questo testo viene impiegata la formulazione "Ala Ponzoni", rispettando la scelta costante di Opprandino Arrivabene nei suoi testi.
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