Una volta che avrete conosciuto il volo,
camminerete sulla terra guardando il cielo,
perché là siete stati e là desiderate tornare.
Leonardo da Vinci
Un grande desiderio di Leonardo da Vinci fu l'idea di vincere la paura del cadere dall'alto. Nel suo Codice Atlantico c'è la descrizione di un paracadute: Se un uomo ha un padiglione di panno che sia di 12 braccia per faccia e alto 12, potrà gittarsi da ogni altezza senza danno per sé. Quattro sole corde, come quelle di un violino dovevano sostenere questo paracadute; la quinta era tra le mani dell'uomo, forse per controllare la discesa? Qualcuno avrà, in quel periodo, provato l'esperimento della discesa da una torre? Secondo alcuni studiosi lo stesso Leonardo da Vinci avrebbe provato questo primordiale paracadute, ma non esistono documenti al riguardo. L'unico fatto certo è che per molto tempo nessuno ha più accennato all'idea che gli uomini potessero contrastare la legge di gravità.
Dopo Leonardo da Vinci si deve aspettare il 1615 circa per avere altre notizie di esperimenti con un primordiale paracadute. È proprio in questo periodo che Fausto Veranzio, famoso filosofo, umanista, storico ed inventore dalmata, nel suo libro Machinae Novae ci dà la descrizione di un paracadute. Anche in questo caso non si hanno notizie certe su eventuali esperimenti fatti però, vedendo la posizione, il sistema delle corde e i tanti altri fattori che sono stati pubblicati nel suo studio, si presume che almeno alcuni lanci siano stati fatti. Sicuramente, per effettuare questi tentativi, gli uomini dovevano lanciarsi da campanili o da dirupi e sperare che tutte le loro intuizioni fossero valide.
Pilâtre de Rozier e D'Arlandes diventano i primi aeronauti sorvolando Parigi per la prima volta a bordo di una "aeromongolfiera" con la parte superiore sferica gonfiata con idrogeno e con la parte inferiore a forma cilindrica funzionante come una comune mongolfiera riempita con aria calda. Questo sistema, a doppia camera, era stato ideato dall'italiano Zambeccari. Tale nuovo aerostato aveva molti vantaggi rispetto alla comune mongolfiera, ma, a causa dell'idrogeno, il rischio di incendio del pallone a doppia camera era altissimo. E proprio l'incendio della loro "aeromongolfiera" a doppia camera sarà la causa della morte di Pilâtre de Rozier (1785) e di Zambeccari (1812).
"I Signori Cavalieri di Lamanon e Napion ed il dottor Bonvoitin hanno testè effettuato la prova di un piccolo pallone aerostatico che si è elevato in aria fra la grande soddisfazione di tutti i presenti". Questa è stata la seconda ascensione fatta in Italia (la prima fu fatta a Monza il 15 novembre). Era un piccolo cilindro con le estremità arrotondate alto 3 piedi (meno di un metro) e con il diametro di 2 (60 centimetri) Partirono dalla piazza d'Armi di allora. La corda che tratteneva l'aerostato venne tagliata dalla principessa di Carignano, alla presenza del duca e della duchessa di Chablais. Scomparve alla vista della festante platea tra la nebbia alle 11,44. Il pallone vagò nei dintorni, fu seguito al galoppo da un viaggiatore sullo stradone di Rivoli e cadde alle 15 presso le stalle del Re, alla Giletta, a 13 miglia da Torino. Lo stesso giorno si lanciò un altro pallone più piccolo ma dopo pochi minuti ricadde al suolo. Di questi primi voli si hanno pochissime indicazioni. Questo fu il primo lancio di pallone aerostatico avvenuto a Torino
L'inizio della conquista del cielo da parte di questi eroici aeronauti aveva profondamente colpito tutta la società, anche nelle manifestazioni artistiche. La moda volle contribuire ad esaltare questi cavalieri del cielo con una linea specifica.
È molto difficile pensare che abitini come quello raffigurato nell'immagine siano stati utilizzati nei ricevimenti o nei balli, ma, comunque, è un segno di quanto gli aeronauti stessero elettrizzando la società del tempo.
Nel 1804, Napoleone aveva iniziato a utilizzare i palloni aerostatici per scopi militari.
Anche a Torino, nell'Arsenale di Porta Palazzo, si provarono vari modelli di palloni aerostatici per utilizzi bellici.
Indubbiamente la cosa colpì profondamente la gente che iniziò a chiamare quel luogo "il posto dei Balôn".
Ancor oggi il luogo dove c'era l'Arsenale viene chiamato "il Balôn".
Ora la zona è occupata da un mercato multietnico.
L'ascensione torinese ebbe luogo in pieno periodo Napoleonico, e non a tanti anni di distanza dal primo esperimento dei fratelli Montgolfier.
La signora Maddalena Blanchard fu l'eroina di quella straordinaria impresa.
Avvisi vennero affissi per la città per informare che la signora Blanchard avrebbe compiuto la sua quarantacinquesima ascensione aerostatica alle ore 4,30 pomeridiane, partendo dal cortile del Palazzo del Valentino.
L'aerostato della Blanchard misurava 22 piedi parigini (7,15 metri) e 5577 piedi cubi di solidità (2850 metri cubi), in mezz'ora dopo la partenza scomparve agli occhi degli spettatori.
La quota massima di elevazione di circa 3900 tese (6670 m) alla quale altezza era insostenibile, segnando il termometro da 17 a 18 gradi sotto zero, ciò che decise a scendere la signora Blanchard, che si sentiva ormai irrigidita.
La discesa avvenne alle 5 e 22 minuti in un campo di messi, tra Ceretto e Cocconato.
"Rivista Torino", gennaio 1929
Madame Blanchard, dopo decine e decine di ascensioni effettuate in tutta l'Europa, trovò la morte a Parigi.
Durante una festa parigina, il 6 luglio 1819, sopra i magnifici giardini di Tivoli fece un'ascensione con il suo pallone riempito con l'idrogeno.
Era un'ascensione serale e la manifestazione doveva concludersi con il lancio, da parte di madame Blanchard, di fuochi d'artificio; purtroppo un razzo cambiò improvvisamente direzione e colpì il pallone della Blanchard.
Subito l'idrogeno esplose e l'aerostato precipitò senza controllo verso i tetti parigini.
I testimoni raccontano che la Blanchard si sfracellò sul tetto di una casa e poi cadde ormai morta sulla strada sottostante.
André-Jacques Garnerin (Parigi, 31 gennaio 1769 – Parigi, 18 agosto 1823) è stato il primo uomo ad utilizzare il paracadute lanciandosi, il 22 ottobre 1797, da un aerostato a quota 900 metri, e sua moglie, Jeanne Geneviève Labrosse, è stata la prima donna ad effettuare un medesimo lancio. La nipote, Elisa Garnerin, fece conoscere in tutta Europa l'arte di lanciarsi con il paracadute.
Nel suo girovagare, nel 1827 giunse a Torino e lasciò tutta la città estasiata con un lancio dal suo aerostato sopra i Giardini Reali di piazza Castello.
Fu un momento entusiasmante per la città che vedeva per la prima volta un saggio di paracadutismo.
Scrivevano i giornali dell'epoca che "… al momento del lancio corse un brivido per le ossa…"
L'aeronauta bolognese Antonio Comaschi, alle 19 parte in pallone dal circo Sales.
Il circo Sales era situato nell'attuale corso Regina.
Era un circo estivo e diurno, per cui non aveva telone, ed aveva oltre 2500 posti.
Antonio Comaschi aveva girato tutta l'Italia facendo vedere le sue prodezze con il pallone aerostatico. Come tutti i palloni di quel periodo era riempito con l'idrogeno.
Il coraggioso aeronauta salì con il suo pallone. Mezz'ora dopo atterrò nella vigna del conte Nomis di Pollone (antica villa del cardinale Roero) sulle colline di Sassi.
Una seconda ascensione verrà fatta lo stesso giorno, con partenza dal Valentino ed atterraggio nei pressi di Rivoli.
Ascensione in pallone dell'aeronauta madame Poitevin. Ella compì, assieme al marito, una serie di ardimentose ascensioni.
Suo fu anche il record di lancio con il paracadute da ben 2000 metri, conquistato a Parma.
Il 28 giugno del 1849, madame Poitevin fece un'ascensione anche nella nostra città, davanti al castello del Valentino.
Seguendo l'esempio di altri aeronauti, anche Francesco Arban si interessò alle Alpi.
Per superare i problemi dell'eccessivo sbalzo termico, Arban affrontò la traversata a settembre e navigò per tutta la notte attraverso le Alpi.
Partì da Marsiglia e dopo una notte di trasvolata, arrivò a pochi chilometri tra Torino e Moncalieri.
Passerà circa un secolo prima che un altro aeronauta tenti la traversata delle Alpi.
Edmondo De Amicis racconta in Ricordi d'infanzia e di scuola che, a causa di una promessa fatta, suo malgrado, salì su un pallone aerostatico.
Non era certo portato per l'ebbrezza del volo perchè scrive: "M'avviai alla stazione di partenza con un buon umore di un condannato ai ferri ... mi trovai di faccia all'enorme sfera di seta cinese che doveva portarmi dove non desideravo andare.
"Ti sei divertito?", mi domandarono i miei compagni. "Un'altra volta faremo un'ascensione libera...".
"Figuratevi!", risposi, "non ne vedo l'ora". Ma soggiunsi in cuor mio: "Sì, all'Esposizione Internazionale di Carmagnola".
Il 26 aprile 1884 venne inaugurata l'Esposizione Generale Italiana, alla presenza dei sovrani d'Italia, dei principi e delle maggiori autorità dello Stato e della città di Torino.
Tra le attrattive maggiori ci fu la possibilità di volare su un pallone, frenato, gonfiato con l'idrogeno.
Il giorno dopo, il 27 aprile, durante un furioso temporale, il pallone aerostatico venne colpito da un fulmine.
L'idrogeno esplose disintegrando completamente il pallone.
Fortunatamente, a causa del cattivo tempo non vi erano passeggeri a bordo e non vi furono neanche feriti a terra.
Maria Letizia, figlia di Napoleone Giuseppe Carlo Paolo Buonaparte, detto "Plon plon", e di Maria Clotilde, che era figlia di Vittorio Emanuele II di Savoia, sposò l'11 settembre lo zio paterno Amedeo.
Amedeo, vedovo, era alle sue seconde nozze.
Dal loro matrimonio nacque Umberto di Savoia, conte di Salemi.
In città vi furono molte feste per il matrimonio.
In piazza Vittorio Emanuele ci fu la festa dei fiori, con l'esposizione di una corbeille grandissima.
Nel centro della piazza c'era anche un aerostato trattenuto.
Ieri mattina nell'aula municipale a ciò destinata ebbe luogo la celebrazione del matrimonio del signor Charbonnet colla signorina Anna Demichelis, i quali come abbiamo annunciato avevano stabilito di fare il proprio viaggio di nozze nel pallone Stella di proprietà dello sposo.
Fungeva da ufficiale dello stato civile l'assessore Biscaretti, il quale fu così il primo ad augurare agli sposi il buon viaggio.
Fin dal tocco poi una vera moltitudine di persone si addensavano nei pressi dell'officina del gas di borgo San Secondo, luogo della partenza.
Le vie di Montevecchio, San Secondo, Sacchi e le altre adiacenti poco a poco si affollarono, sì che non è esagerazione il dire che la folla ammontava a molte migliaia di persone.
Anche il recinto destinato a stazione di partenza era tutto quanto occupato di spettatori, fra cui molte signore e signorine.
Alle 8 in parecchie vetture, giunse la coppia nuziale accompagnata da un codazzo di parenti ed amici. La sposa una leggiadra signorina di forse vent'anni, era in abito bianco di seta.
Durante la scorsa notte la Stella (l'aerostato), fu guardata a vista da una guardia …
La stella è capace di 1700 metri cubi di gas, e può ospitare sei uomini oltre alla zavorra.
("Gazzetta Piemontese", 8 ottobre 1893)
Il celebre aeronauta Giuseppe Charbonnet compì con sua moglie il primo viaggio di nozze in pallone tentato in Europa. L'aerostato, partito da Torino, salì a 6500 metri, ma poi precipitò sulla punta della Bessanese. Charbonnet morì per assideramento, sua moglie ed altre due persone si salvano dopo una avventurosa discesa dalla montagna.
Questo fu un grande dramma per la città di Torino perché tutta la cerimonia era stata seguita da molti giornali e con la presenza di tutta la cittadinanza.
Alessandro Volante era il responsabile del macello comunale di Torino.
Alla fine dell'800, egli progettò il primo sistema di conservazione in celle frigorifere per le carni macellate.
Ma la sua vera passione furono gli aerostati: nel 1894, durante un convegno, propose di andare al Polo Nord in aerostato.
Questa sua intenzione fu riconfermata in un famoso discorso tenuto ai Giardini Reali il 25 giugno 1895.
Benchè Volante abbia prodotto molti studi al riguardo, non vi fu una spedizione aerea al Polo.
Poco dopo se ne fece un'altra, per mare, con un rompi-ghiaccio.
Finiti i tempi epici dei primi viaggiatori in pallone, volare diventò un fenomeno di massa.
Tutti vogliono provare l'ebbrezza di un piccolo volo, anche se controllato con delle corde.
L'immagine riprodotta a fianco dimostra il successo che ormai avevano raggiunto la mongolfiera e l'aerostato riempito con l'idrogeno.
In questa breve "trasvolata" si è vista la rapida evoluzione degli aerostati, dai primi esperimenti fin quasi alla diffusione di massa.
Altre curiosità si potrebbero aggiungere come i probabili esperimenti, senza persone a bordo, fatti da don Bosco probabilmente in collaborazione con scienziati locali come il Faà di Bruno e altri.
Purtroppo gli aerostati avevano un grosso limite: la grandissima difficoltà nel direzionare la navicella.
Nacquero quindi i primi dirigibili che presto furono anch'essi soppiantati dall'avvento degli aerei.
Mostra a cura di Angelo Toppino
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