L’incontro di Giulia di Barolo con il carcere


“Un giorno, nell’ottava di Pasqua, ella incontrò la Processione della Parrocchia di Sant’Agostino: veniva portando il SS. Sacramento agli ammalati. La Marchesa si inginocchiò, e mentre udivasi il canto della processione, una voce uscita da luogo chiuso gridò: ‘Non il viatico vorrei, ma la minestra’.

Libro scritto da Giulia di Barolo

Regolamento carcerario (1805)

Turbata da quelle audaci parole, la Marchesa alzò gli occhi, vide le sbarre carcerarie del Senato, e propose al servo che l’accompagnava d’entrare seco in prigione. Ella volea dare il denaro che aveva nella borsa, pensando che la fame avesse spinto il furioso grido; sperava così di torgli la tentazione di una nuova insolenza.
Il prigioniero non era affamato, ma empio; altri stavano chiusi nella stessa buia e fetida carcere, … l’avvicinarsi di lei li colpì e si frenarono … e non l’importunarono più”.
(Silvio Pellico, La Marchesa di Barolo nata Colbert, pp. 6-7)

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