L’intero sistema punitivo piemontese, prima del 1848,
appare ancora fortemente permeato dallo spirito di “esemplarità”
che faceva preferire pene infamanti come la galera con esemplarità,
la catena con esemplarità, i lavori forzati, la pubblica emenda ecc.
che colpiscono soprattutto gli uomini.
Le donne sono di solito condannate al carcere, che in Piemonte non rappresenta
ancora la forma prevalente di punizione, come avviene in altre nazioni già
industrializzate.
È notevolmente limitato il numero di donne condannate a morte, sempre
coinvolte in reati associati ad episodi di adulterio: infanticidio o omicidio
del consorte in complicità dell’amante.
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