La criminalità femminile


Arresto di una coppia di malfattori (figura 1)

Ai tempi di Giulia di Barolo, la criminalità di Torino è ancora quella delle città preindustriali: il furto è il reato più frequente commesso dalle donne. Fra le condannate è significativa la presenza di domestiche, serve, cuoche, che hanno maggiori opportunità di rubare oggetti personali ai loro datori di lavoro.
Margherita Pollino (1842) nella chiesa Metropolitana rubava le elemosine dagli scodellini posti davanti ad un crocefisso, mentre fingeva di pregare.

Arresto di una coppia di malfattori (figura 2)

Catterina Aimo (1816) uccide la suocera del suo amante.
Elisabetta Pani (1820) nubile, infanticida del Lingotto.
Anche le donne commettono delitti spinte dall’indigenza e agiscono da sole oppure con la complicità di mariti e amanti; spesso i crimini più gravi sono commessi con la complicità di un uomo.

Arresto di una coppia di malfattori (figura 3-4)

I reati contro la morale sono rappresentati dalle pessime qualità personali e dalla pratica disonesta e adulterina, che coinvolgono sia maschi che femmine.
Alcune donne commettono reati contro la persona, cioè ferimenti, percosse, omicidi, tra cui l'infanticidio.

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